Non ti considero più organismo, semplicemente un veicolo di guasto emotivo. Un passaggio nei meandri della solitudine e della pazzia rigeneratrice.
Non appena dischiuse le grandi labbra, l’immagine della cervice spaventa: lo schifo dell’anatomia umana condensato in pochi centimetri quadrati dall’olezzo nauseante e metifico. Il ribrezzo è tanto quanto l’odio.
M’appare olgramma mentale traslucido di Lega Super-Z Corrosa-Carne-Cancerogena.
Lei è un passaggio nella messa in onda dell’extracorporeità.
Cos’altro può contenere il putridume senza controllo? Uteri di canidi sbavanti? Lupi elettrici senza rifiugio?
Vorrei squarciarle il ventre con lame celate e bagliori laser-diodo blu ad intermittenza fissa. Immergendo mani guanto in latex fuxia, le interiora rovesciano assoluti contrastanti ed intangibili. Sono il Magus dell’impossibile, sono il Magus dell’inafferrabile. E comprimo il Tempo in flussi d’inutilità sfolgorante. Vivo nello sporco del Passato perduto; del Presente cancellato; del Futuro mai costruito.
Lei è un passaggio e sono in fase di chiusura.